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Come la lingua cambia il modo in cui vediamo il mondo

giuspor25


Vladimir Nabokov scrisse due versioni della propria autobiografia, Parla, ricordo. La prima, in inglese, ebbe così tanto successo che quando una casa editrice gliene chiese una in russo, la sua lingua madre, accettò convinto di limitarsi a tradurre la precedente. Quando iniziò a lavorarci, però, si ricordò molte più cose di quelle che gli erano venute in mente scrivendo in inglese e il nuovo memoir risultò completamente diverso. Così, decise di tradurre di nuovo il manoscritto, questa volta dal russo all’inglese, nella versione che oggi conosciamo. Scrivere e ricordare in russo aveva portato a galla dettagli ed episodi che in un’altra lingua sarebbero andati completamente perduti.

Se la lingua influenzi o meno la società e il pensiero, l’attenzione e la memoria, è una questione non ancora del tutto risolta per antropologi, linguisti e filosofi. In qualche modo somiglia alla domanda se sia nato prima l’uovo o la gallina: non ci è possibile pensare a una cosa per cui non esiste una parola nel nostro vocabolario, o non abbiamo quella parola perché non conosciamo l’oggetto o l’esperienza a cui farebbe da “etichetta”?


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