top of page

Elio Germano è il miglior attore italiano. La sua interpretazione di Ligabue lo dimostra

giuspor25

Nel memoir Con Borges, lo scrittore argentino Alberto Manguel racconta di quando, tra il 1964 e il 1968, si recava a casa dello scrittore Jorge Luis Borges per leggergli quello che la cecità non gli permetteva più di decifrare, giacché anche sua madre Doña Leonor, novantenne, si stancava facilmente. “Che peccato non essere una tigre”, confessò Borges un pomeriggio durante la lettura di un racconto di Rudyard Kipling in cui compariva il fantasma dell’animale. Sua madre ricordava come, all’età di tre o quattro anni, Borges dovesse essere portato via in lacrime dalla gabbia della tigre allo zoo, e che “uno dei suoi primi scarabocchi era una tigre striata, realizzata con matite di cera sulla doppia pagina di un quaderno”. Chissà quanto il pittore Antonio Ligabue avrebbe condiviso quel desiderio. Lui che, nelle notti tristi e solitarie trascorse a dormire in una capanna sulle rive del Po, nei fienili e nelle stalle dei contadini a cui mendicava ospitalità, probabilmente sognava davvero gli animali selvaggi ritratti nei propri quadri e che aveva visto solo al circo, nei film, nelle immagini delle stampe popolari e dei manuali di zoologia, prestati da un veterinario di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. In quelle pelli avrebbe voluto rinascere per acquisire un’eleganza e un’agilità, una bellezza e una forza preclusa agli uomini, simboli del riscatto dalla condizione di reietto in cui da sempre era stato relegato.


Continua a leggere su The Vision.

Comentarios


bottom of page