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La loose trilogy di Kent Haruf

giuspor25

“Voglio pensare di aver scritto quanto più vicino all’osso che potevo. Con questo intendo dire che ho cercato di scavare fino alla fondamentale, irriducibile struttura della vita, e delle nostre vite in relazione a quelle degli altri”.

Si racconta così timidamente, Kent Haruf, nella sua ultima intervista sul The Denver Post. Ultima perché è venuto a mancare pochi giorni dopo, il 30 novembre 2014, per interstiziopatia polmonare. La sua carriera, come la sua esistenza, è stata spesso legata alla strenua difesa dell’intimità personale.

Quello che sappiamo è che era il figlio di un pastore metodista di Pueblo, Colorado, posto che occupa uno spazio enorme nella sua scrittura. Sappiamo che ha lavorato come carpentiere, come impiegato, come infermiere in un ospedale, e poi in un centro di igiene mentale come bibliotecario. Si è laureato in Nebraska e ha conseguito un Mfa all’Iowa Writers Workshop.


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