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Uomini, donne e Murakami

giuspor25


“Le donne sono la vite su cui gira tutto”, scriveva un noto romanziere a metà dell’Ottocento.

Verità indiscussa che Haruki Murakami ci ripropone quasi due secoli dopo come estrema sintesi della sua ultima fatica letteraria: Uomini senza donne. Nove anni dopo I salici ciechi e la donna addormentata, ci regala una nuova raccolta di racconti, sette per esser precisi, in cui emergono più che mai i tratti caratteristici della sua scrittura. La nostalgia per ciò che non è stato e non è potuto essere, il sovrannaturale che irrompe nel quotidiano forgiandolo a tal punto da farlo diventare naturale, la ricerca di un equilibrio tra uomini e donne.

Sono queste ultime – o meglio, la loro assenza – ad esser protagoniste di queste storie, che sono quasi divisibili in due ampi gruppi: quelle incentrate sull’atto di metabolizzare una perdita, caratteristica di molti personaggi di Murakami, sempre persi nella propria solitudine (Drive my car, Yesterday, Shahrazad, Organo indipendente); quelle in cui la presenza è invece più vera che mai seppur manifestatasi sotto forma di mistero (Kino, Samsa innamorato, Uomini senza donne).


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