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Dobbiamo ripensare il nostro rapporto con il mondo animale

giuspor25


Nel 1992, sulla rivista scientifica Science, la studiosa Sonja Yoerg evidenziava come sollevare domande sulla questione animale fosse ancora mal visto, a tal punto da distruggere brillanti carriere. Accettare, come ha ampiamente dimostrato l’etologia, che tutti i vertebrati e molti invertebrati siano senzienti e abbiano consapevolezza di sé e degli altri, infatti, ci costringe a rivedere la nostra relazione con gli altri esseri eventi e la nostra posizione nel mondo, destituendo il punto di vista antropocentrico su cui si fonda la metodologia di analisi umana. È l’Antropocene, la prima epoca geologica in cui l’ambiente terrestre viene fortemente condizionato dall’azione umana, che ha destabilizzato l’atmosfera, acidificato gli oceani e ridotto la dimensione e la qualità di ogni habitat. Eppure anche l’uomo è un animale e con gli animali condivide strutture fisiche, abitudini e gran parte della genetica. Fatichiamo ad accettarlo “per due motivi principali”, racconta al Messaggero il biologo statunitense Carl Safina. “Il primo, evidente, è che ci piace considerarci speciali. Il secondo è che, se noi riconoscessimo il diritto all’esistenza e alla vita degli altri animali, ciò che facciamo loro ci metterebbe in una posizione molto sconveniente. Forse perché riconoscendo agli altri una mente è più difficile abusare di loro?”. Rivedere il rapporto con le altre specie, significa prima di tutto cambiare prospettiva e capire quanto loro siano simili a noi, e quanto noi lo siamo a loro.

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