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La politica pensa solo al presente. Ci serve disperatamente un piano per il futuro

  • giuspor25
  • May 26, 2020
  • 2 min read

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Presa in prestito dalla finanza, l’espressione inglese short-termism definisce l’eccessiva attenzione dedicata ai risultati a breve termine, a discapito di interessi maturati a lungo termine. Un classico esempio è la pressione che le imprese subiscono nel soddisfare le pretese degli azionisti, che le porta a concentrarsi sul raggiungimento di alti profitti a breve termine e a dedicare meno risorse per il conseguimento di obiettivi strategici di lungo corso. Il termine è stato poi adattato ad altri campi, a indicare come nella sfera individuale ciascuno di noi sia più propenso a compiere scelte legate al futuro più prossimo rispetto che agli anni a venire.

Soprattutto in Italia, l’espressione viene utilizzata per indicare la “miopia a breve termine” di cui si accusa il sistema politico italiano. In un recente editoriale de Il Corriere della Sera, Maurizio Ferrera evidenzia come nel nostro Paese “il futuro è trattato come una specie di colonia lontana e disabitata in cui scaricare i danni prodotti dalle attuali generazioni” e predice: “A furia di considerarlo come ‘tempo di nessuno’, il futuro rischia di trasformarsi in un tempo ‘senza nessuno’”.

Succede infatti che sui temi che richiedono un impegno a lungo termine – l’istruzione, il debito pubblico, l’innovazione tecnologica, l’ambiente – la maggior parte dei partiti promuova azioni contingenti, slegate da qualsiasi proposta di visione organica del futuro. Spesso, sia per la velocità dei nuovi canali di comunicazione, che ha modificato i tempi e le modalità della narrazione politica, sia per la sempiterna corsa all’efficienza dei mercati finanziari, le loro promesse sono di carattere prettamente ideologico, distaccate dalla realtà, utilizzate solo come mezzo per ottenere un più rapido e ampio consenso elettorale.


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