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Una legge potrebbe punire l'omofobia. Ma cosa facciamo per la società italiana?

giuspor25


Secondo il report annuale Rainbow Map&Index di ILGA-Europe, l’International Lesbian & Gay Association, l’Italia garantisce alla comunità LGBTQ+ solo il 22% dei diritti di cui godono gli altri individui (dove per “altri individui” si intendono evidentemente i maschi bianchi eterosessuali). Posizionato al 35esimo posto su 49in Paesi, il nostro ottiene bassi punteggi in quasi tutte le categorie oggetto dello studio, che evidenzia problematiche soprattutto in tema di famiglia, sicurezza e uguaglianza. “È cruciale per le comunità di tutto il mondo che ci siano leggi efficaci per il riconoscimento del diritto all’autoderterminazione delle persone trans, forti tutele contro la violenza e i discorsi omofobi, parità di accesso alle tecniche riproduttive e il divieto di intervenire chirurgicamente sui bambini intersex”, aggiunge il vicepresidente Micah Grzywnowicz.

Al contrario di altri Paesi, in cui da tempo sono state approvate leggi contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, in Italia sono più di vent’anni che si cerca di colmare un vuoto normativo ingiustificabile. La prima proposta fu presentata nel 1996 da Nichi Vendola, ma sono stati necessari quasi dieci tentativi prima che il nuovo testo di legge “in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere” firmato da Alessandro Zan, deputato del Partito democratico, fosse finalmente discusso in Commissione Giustizia lo scorso ottobre.


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