
Alle medie sono stato vittima di bullismo – come tanti. Non si è mai trattato di violenza fisica, quanto di sottomissione psicologica e prese per il culo. Mai una mano alzata. Forse per questo, agli occhi degli adulti, non erano altro che “ragazzate”. Da vittima avrei potuto difendermi, rispondere con altrettanta violenza, ma ho preferito la strada dell’indifferenza, scambiata per disponibilità. Da testimoni, gli altri avrebbero potuto intervenire schierandosi, fosse per fomentare o per interrompere la violenza, eppure nessuno lo ha mai fatto. Nemmeno io so se l’avrei fatto.
Nel nostro immaginario fatto di fumetti, film e serie tv, l’unione spesso fa la forza, ma ogni eroe, anche quando è affiancato dai più validi aiutanti, prima della vittoria finale viene messo alla prova – a volte fino in punto di morte – dal villain, il cattivo. Gli eroi escono vincitori dalla battaglia, ma al costo di aver perso qualcosa di importante o, almeno, di aver rimediato un occhio nero. Nella vita reale, però, pochi sono disposti a subire in difesa di qualcun altro.
Oggi, il bullismo e le nuove forme di violenza virtuale, come il cyber-bullismo e il ghosting, sono temi all’ordine del giorno. La spettacolarizzazione e l’estetizzazione della violenza perpetrate dai media hanno contribuito alla nascita di tre fenomeni che poco hanno a che fare con la sensibilizzazione sul tema.
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